Volti e pensieri dei siblings. Non sono solo “fratelli di”

Ci sono emozioni che è difficile raccontare. Come quelle che vive un bambino che vive la malattia del proprio fratello. Come mostrare le sue paure, il dolore, ma anche speranze e desideri? È uno spazio particolare, quello dell’indicibile e che è il terreno di lavoro di Valentina Tamborra, giornalista e fotografa.
Sono sue le immagini della mostra promossa da Vidas e che dona voce ai siblings, fratelli e sorelle dei bambini malati, aperta fino al 20 settembre, allo Spazio Messina di Fabbrica del Vapore a Milano.
«Da quindici anni lavoro su tematiche sociali, nel mondo e in Italia, fotografo i margini e chi vi sta sopra e la malattia dei bambini è proprio quell’indicibile di cui mi occupo. Una delle domande di partenza era proprio come fanno i bimbi a elaborare sentimenti e paure?», osserva Valentina Tamborra che non è nuova alla metodologia della medicina narrativa.

Ma come è nata questa mostra dalle immagini potenti e allo stesso tempo parlanti? Presentata per la prima volta durante il Festival Incontro di Vidas lo scorso ottobre, l’esposizione ha suscitato grande partecipazione e riflessione. Grazie a un progetto multimediale curato dall’artista multimediale e musicista Diego Ronzio, si è arricchita ulteriormente, diventando ancora più interattiva e permettendo ai visitatori di entrare in un dialogo profondo con le emozioni dei piccoli protagonisti.
La mostra in corso dal 9 settembre «è immersiva, grazie alle foto Instax, sono come delle istantanee che hanno un Qrcode che inquadrato con un cellulare ridona la voce del protagonista dell’immagine», spiega la fotografa.
Il progetto ha preso forma grazie all’incontro con le famiglie assistite da Casa Sollievo Bimbi di Vidas, l’hospice pediatrico che dal 2019 accoglie e si prende cura gratuitamente di bambini e adolescenti con malattie gravi e inguaribili, sia in degenza sia a domicilio. Il supporto medico e infermieristico e l’aiuto psicologico si estende a tutto il nucleo familiare con particolare attenzione ai siblings cui vengono dedicate attività pensate per donare loro uno spazio.

«Assistiamo le famiglie 365 giorni l’anno, sia in hospice sia al loro domicilio», spiega Marta Scrignaro, responsabile del servizio pedagogico-educativo di Vidas. Il progetto legato alla mostra fotografica ha visto il coinvolgimento di nove famiglie «che accedono al servizio diurno di day hospice. Si è svolto tutto a casa loro perché è il loro luogo di vita», continua la responsabile del servizio.
Un progetto che è sfociato nella mostra, ha avuto come primario obiettivo «far riemergere l’identità dei siblings. Il loro essere bambini e bambine e non “il fratello di” o “la sorella di”. La mostra è nata dal desiderio di raccontare il progetto stesso e dall’incontro con Valentina Tamborra al festival di Vidas dello scorso anno», continua Scrignaro.
Il focus non è stato tanto il “fare una foto”, ma interagire con i siblings su due temi: la paura e la libertà. «Gli abbiamo fatto capire che ci interessava la loro esperienza che eravamo interessati a loro. E loro lo hanno capito», sottolinea Scrignaro.

Due mesi di tempo per realizzare tutte le immagini. Un paio di ore in ogni casa durante le quali i siblings guidati da educatori e psicoterapeuti di Vidas sono stati chiamati a costruire delle maschere per “scacciare le paure” che sono state indossate, hanno interagito con gli operatori di Vidas e la fotografa.
«È stata un’esperienza molto bella perché i bambini reagiscono in modo meraviglioso», racconta Tamborra che condivide un episodio che l’ha toccata. «Edit e Aron sono due fratelli gemelli, Edit è la siblings e ci teneva a essere fotografata con il fratello. Poteva essere la classica “foto del dolore”, ma quando io le ho detto “Edit chiama tuo fratello così che ti guardi”, lei ha iniziato a cantare e lui ha alzato gli occhi (è l’immagine in apertura)».
Per Tamborra la capacità dei bambini di comunicare va oltre l’immaginazione di noi adulti «hanno una capacità di creare legami ed è come se ci dicessero noi possiamo giocare e stare insieme perché abbiamo un orizzonte più ampio. Rendono facili le cose complesse», conclude Tamborra.
La mostra è a ingresso gratuito su prenotazione via Eventbrite
Tutte le immagini sono di Valentina Tamborra – da ufficio stampa
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